martedì 27 settembre 2011

E' morto Bonelli....

...ma non il suo mondo.
Però io non vorrei parlare di Bonelli. In questi giorni si è forse detto tanto, troppo da non pensare che se ne parla perché è morto. Come si sa, bisogna morire per esistere..

Era il 1988, facevo il militare e grazie ad un commilitone di Barchi, conobbi Dylan Dog.
N° 23, agosto, "L'isola misteriosa". Un tratto cadente, le linee ondulate, le immagini sembrano sciogliersi, persino il sangue che scorre rende l'idea della vita che scivola via dentro un buco nero. Amavo già il genere horror-splatter-dark. Soprattutto dark.
Dylan Dog girava spesso attorno ad un tormento esistenziale e la cosa era intrigante per il mio umore di allora, ma forse ancor più intrigante, una sorpresa direi, era l'umorismo insistente, figurato e letterale del suo assistente Groucho.
Ho sempre detto che Groucho mi salvò la vita. In effetti era un periodaccio.. Finita l'adolescenza legale, mi ritrovavo a sperimentare uno stato che sarebbe diventato la regola negli anni a venire: la solitudine dagli amici di un tempo.
Ho iniziato a mangiarmi gli albi già usciti e tutti quelli che seguirono che insieme alle battute del buon "baffi-finti" cambiarono un po' alla volta il mio modo di approcciarmi ai miei interessi dell'epoca. Dalla politica al mondo femminile.
Un altro personaggio nel frattempo è entrato nel mio immaginario (non troppo immaginario) grazie ad un altro amico. Mi disse: guarda che quel fumetto è forte.. lui fa molto uso di ironia ed è molto arguto, intelligente. Ed anch'egli ha uno strano assistente. Non parla molto ma tra di loro.. certe frecciatine ognitanto...
L'argomento trattato poi mi interessava molto e non fu difficile appassionarmi alle avventure di Martin Mystère e del compare Java.
Forse questo fu il fumetto che più mi spinse a riflettere su questioni più.. vicine alla mia vita. Non si trattava dei suoi "mysteri" o delle varie teorie complottiste con tanto di inevitabili Men in Black, bensì di alcuni casi della vita apparentemente banali ma ben più concreti del mondo degli incubi di Dydoghiana memoria, e che il protagonista si fermava a considerare da più punti di vista.
Insomma l'uno mi insegnò a ridere di più, l'altro a non fossilizzarmi troppo sulla mia versione delle verità...e perché no, a non prendermi troppo sul serio. Quando mi riesce.. certo!

Come mi è spesso accaduto anche in tempi più recenti, ho finito per considerare questi personaggi così vicini al mio mondo da pensare che esistessero per davvero.
In particolare Mystère sul quale l'autore si è sforzato maggiormente nel dotarlo di un passato credibile, è diventato quel professore quasi onniscente che non lascia mai nulla al caso, logorroico allo sfinimento, che abita al n° 3/a di Washington Mews a New York e che quando frequentava l'Accademia delle Belle Arti a Firenze abitava in Via dell'Anguillara n. 2.
Naturalmente le poche volte che capito nel capoluogo toscano non manco mai di passare davanti casa sua.. non si sa mai, dovesse aprirsi quella porta ed uscire il mio eroe, o magari vedo Java che rientra dopo aver fatto spese mentre grugnisce qualcosa che nel suo linguaggio potrebbe significare: se non ci penso io a ste cose, quello sarebbe capace di morire di fame...
Mi piace il fatto che conducesse un programma televisivo e che nei mitici albi di Zona X, il nostro si rivolgesse direttamente a noi che stiamo al di qua (o al di là, dipende dai punti di vista) del foglio.
Mi piace che sia stato pubblicato un libro "scritto da lui" in cui nella quarta di copertina è stata pubblicata una breve biografia con un elenco delle sue opere più famose. Proprio come accade per un personaggio davvero vivo.. ma poi, che dico così ? Mystère esiste davvero, no ?
Mystère con Java, Diana ed altri personaggi delle sue storie, a spasso per il mercato. Alla sua sinistra: Alfredo Castelli (il suo autore).

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